RIFLESSIONE SUL VANGELO DELLA III DOMENICA DI QUARESIMA – ANNO B
di Filippa e Gino Passarello
Il tempo di Quaresima è tempo di purificazione e di conversione, è un tempo in cui, come singoli e come sposi, siamo sollecitati ad aprire la nostra vita personale e coniugale al Signore perché, per mezzo del suo Spirito, ci rinnovi e ci aiuti a lasciare tutti i pesi, gli idoli, le “ricchezze” che ci impediscono di accogliere e vivere il suo progetto d’amore.
La nostra casa, come il tempio di Gerusalemme, è casa di Dio, è chiesa domestica, luogo di preghiera dove l’amore consacrato si fa pane in ogni gesto di tenerezza e di servizio e rivela il volto dello Sposo che, nello scorrere quotidiano della vita, si fa dono agli uomini, si fa Parola di salvezza. Cosa troverà, Gesù, entrando nella sua-nostra casa?
Quante famiglie, forse anche la nostra, hanno fatto del” tempio di Dio” un luogo di mercato, hanno trasformato il dono in commercio, l’amore in profitto, l’accoglienza in prevaricazione, la tenerezza in violenza? Il gesto deciso di Gesù contro i mercanti del tempio, a prima vista, può stupire, Lui, il mite per eccellenza, usa una verga per colpire e scacciare, in realtà Gesù rivela il volto geloso di Dio che usa misericordia verso i suoi figli ma non esita a schiacciare il male con le sue seduzioni e le sue lusinghe. Oggi Gesù vuole entrare nella nostra casa, pronto a scacciare e distruggere ciò che ci allontana da lui, che ci fa vivere nel buio e nell’indifferenza, ciò che umilia e svilisce la bellezza del dono ricevuto e ci invita a fare della nostra casa una “casa di preghiera”, dove la preghiera quotidiana insieme, umile e fiduciosa, l’amore, il perdono, l’accoglienza, il servizio reciproco celebrano l’amore di Dio.
“Adorare Dio in Spirito e Verità” per noi famiglie significa vedere nell’altro il volto di Dio, amarlo come lo ama Lui, avere a cuore la sua santità, rispondere alla chiamata di essere “vangelo” per gli uomini del nostro tempo, essere docili allo Spirito che ogni giorno rinnova il vino nuovo dell’amore e della gioia per farci segno del suo amore.
Potrebbe essere questo il tempo per fermarci, magari vivendo la celebrazione del sacramento della Riconciliazione, il tempo per il dialogo, il tempo per contemplare il “Mistero”, farci interrogare dalla Parola e chiedere con umiltà cosa lasciare per celebrare la Pasqua del Signore che si intesse nella nostra vita.
Papa Francesco
«Sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3,20). Così si delinea una casa che porta al proprio interno la presenza di Dio, la preghiera comune e perciò la benedizione del Signore (Amoris laetitia, 15)
Vangelo
Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 2,13-25
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.
Parola del Signore.