Il Vangelo nella famiglia – 26 novembre 2023


RIFLESSIONE SUL VANGELO DELLA XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
NOSTRO SIGNORE GESÚ CRISTO RE DELL’UNIVERSO – ANNO A – SOLENNITÀ

di Filippa e Gino Passarello

In questa ultima domenica dell’anno liturgico, in cui la Chiesa celebra la solennità di Cristo Re, la Parola di Dio ci propone il discorso di Gesù sul giudizio finale. Unico criterio, nel giudizio, sarà la carità, saranno i gesti di amore, di accoglienza e di servizio che avremo saputo porre, a dare un valore alla nostra vita, a parlare di noi e della nostra fede. La benedizione di Dio e la beatitudine non sono soltanto il premio che ci attende alla fine della vita ma la ricompensa dell’amore già qui ed ora.

Quando ci consegna il dono del sacramento delle nozze, Dio ci chiama alla felicità perché ci introduce nell’esperienza trinitaria dell’amore che si fa dono, condivisione, servizio all’altro. La famiglia è la palestra in cui impariamo che l’amore non è un sentimento passeggero ma una conquista quotidiana, mai assodata, un cammino fatto di volontà, di scelta, di responsabilità, spesso di fatica, sempre di fedeltà ad una vocazione. Gesù oggi ci ricorda che qualunque cosa abbiamo fatto al più piccolo l’abbiamo fatta a Lui e il più piccolo, il più povero è chi non riceve amore, perché l’amore dà dignità e sapore alla vita. L’amore vero promuove, accoglie, cura le ferite dell’altro, perdona, rialza.

Il nostro coniuge è “sacramento” di Gesù, è Lui che amiamo, accogliamo, serviamo nel coniuge, è Lui che riconosciamo e contempliamo nel suo volto anche se segnato dal limite e dalla fragilità. Il Vangelo di oggi ci invita ad essere vigilanti perché è frequente il rischio di curare l’esteriorità mentre la  comunione coniugale si dissolve lentamente sotto il peso dell’abitudine e dell’incuria così da scambiare l’amore con la pretesa, il servizio con la prevaricazione. Solo l’ascolto della Parola, l’Eucarestia e la preghiera quotidiana possono custodire il dono ricevuto anche quando arriva la notte e le prove fiaccano la nostra volontà. Se non è alimentato, l’amore si spegne e con esso anche la luce che, come sposi, siamo chiamati a portare nel mondo dove tante famiglie affamate, nude, carcerate aspettano di essere nutrite con il pane della carità, vestite con l’abito della speranza, liberate con l’annuncio del “vangelo” del matrimonio. Ci conforta la certezza che Gesù, il Buon Pastore non ci lascia soli nei giorni nuvolosi e di caligine, nulla è perduto se Lui è con noi, Egli fascia le nostre ferite e ci riconduce sempre al sicuro.

Vangelo

Siederà sul trono della sua gloria e separerà gli uni dagli altri.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 25,31-46

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.
Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.
Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”.
E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

Parola del Signore.