Riflessione sul Vangelo della domenica
di Ivana e Giovanni Granatelli
Carissimi fratelli e sorelle, cari sposi e care famiglie amate dal Signore, nel Vangelo di questa domenica Gesù parla a tutte le famiglie. Proprio mentre si trova ospite in una casa, seduto a tavola insieme ad altri commensali, intenti a scegliere i posti migliori, Gesù fa un forte richiamo all’umiltà, che come un rombo di tuono giunge fino a noi, e ci indica, in maniera chiara e decisa cosa dobbiamo fare per vivere bene l’umiltà nella nostra vita quotidiana e ricevere alla resurrezione dei giusti la corona di gloria.
Santa Teresa di Calcutta diceva che l’umiltà è l’inizio della santità. Dio è Santo, ama e predilige le cose piccole e semplici e così anche Gesù. Mite e umile di cuore, è maestro di umiltà e ce ne ha dato l’esempio, infatti non considerò mai un privilegio il suo essere il Figlio di Dio ma si umiliò sino alla morte di croce. Non ha pensato a sé ma si è donato tutto a tutti. E ancora oggi Gesù continua a nascondersi in un piccolo pezzo di pane, l’Eucarestia, per essere mangiato da noi e abitare dentro noi. E da chi ha imparato ad essere così umile e ad amare così grandemente? Certamente ha imparato dai suoi genitori, da Giuseppe e da Maria. Mettiamoci dunque alla scuola della Santa famiglia di Nazaret. Giuseppe, da uomo libero ed umile ha scelto di stare in seconda fila, ha preferito godere del bene di Gesù e di Maria. Giuseppe è felice del fatto che suo figlio e la sua sposa sono al centro della storia, li custodisce con coraggio, provvede ad ogni loro necessità e si prende cura di loro con amore senza mai pensare a se stesso. Anche Maria non si mette mai al centro dell’attenzione, sposa e madre amabile e amorevole si rallegra nel servire il Signore la sua famiglia e tutti coloro che hanno bisogno.
Vogliamo anche noi oggi imparare l’arte della seconda fila, del vero bene e del vero amore. La nostra chiamata come sposi è fare felice il nostro coniuge e godere del suo bene. Scegliamo la strada della piccolezza e del nascondimento, non pretendiamo di occupare i primi posti, non cerchiamo per noi applausi, riconoscenza, evitiamo di suonare la tromba quando facciamo qualcosa di buono, non pretendiamo di essere serviti ma gioiamo nel servire gli altri. Non sentiamoci migliori degli altri e non gonfiamoci di orgoglio e vanagloria, piuttosto siamo grati a Dio per ciò che siamo, abbiamo e in cui riusciamo, perché tutto è grazia di Dio.
E poi Gesù ci dice un’altra cosa importante: di aprire le porte di casa e invitare non solo coloro che amiamo, chi ci piace e ci può ricambiare, ma i poveri, gli storpi, gli zoppi e i ciechi. Pensiamo alle tante famiglie azzoppate dalle separazioni, ai coniugi che restano soli e si sentono abbandonati e reietti, ai figli che restano come “orfani” , con una spina nel cuore che fa male e ti segna la vita.
Pensiamo alle famiglie che soffrono a causa di un lutto, di una malattia o di una ingiustizia subita. Alcune famiglie mancano di beni materiali primari e altre invece sono povere spiritualmente, moralmente e umanamente. E infine ci sono famiglie accecate dall’invidia, dalle ambizioni di carriera, dalla vanità e dalla prepotenza, che brancolano nel buio e disorientate si perdono. Anche queste famiglie sono membra del corpo di Cristo, che il Signore ha riempito di Spirito Santo. Abbiamo una grande responsabilità verso di loro e tanto lavoro ci attende. Il Signore ci conceda di diventare esperti nell’arte dell’umiltà, e generosi nel prenderci cura degli altri. Dilati i nostri cuori senza misura e ci faccia risplendere come astri luminosi per portare luce dove c’è il buio.
Padre Buono, cieli nuovi, terra nuova e una potente effusione di Spirito Santo invochiamo su tutti gli sposi e le famiglie in Cristo.
Amen alleluia.
VANGELO
Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato.
✠ Dal Vangelo secondo Luca.
Lc 14,1.7-14
Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.
Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cèdigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».
Parola del Signore.