Il Vangelo nella famiglia – 27 marzo 2022


Riflessione sul Vangelo della domenica

di Soraya e Michele Solaro

La Quaresima è il tempo favorevole per sperimentare la misericordia di Dio, per riscoprirsi “creature nuove”, amate, libere e la parabola raccontata da Gesù, nel Vangelo di questa domenica, ci apre a questa prospettiva, nella quale ognuno di noi può sentirsi oggetto dell’immenso amore del Padre.

Ascolto, accoglienza, perdono, dovrebbero far parte della vita quotidiana delle nostre famiglie, ma è sempre così? Siamo davvero capaci di essere anche noi canali, facilitatori, di quella “riconciliazione” che continuamente il Padre, attraverso Gesù, ci offre?

È vero, amare l’altro, continuare a dargli fiducia, comporta sempre qualche rischio, ma la paura di restare delusi nel vederlo ricadere negli stessi errori del passato, oppure, per un rifiuto dinanzi a una nostra offerta di perdono, non deve, però, essere motivo per gettare la spugna.

Papa Francesco –  citando Gabriel Marcel – in Amoris Laetitia, ribadisce che: «amare una persona è attendere da essa qualcosa di indefinibile, di imprevedibile; è al tempo stesso offrirle in qualche modo il mezzo per rispondere a questa attesa». Siamo tutti nella possibilità di rispondere all’altro, alle sue attese di amore, di perdono, di riconciliazione, lo siamo nella misura in cui, noi per primi, accogliamo la salvezza che Gesù continua ad offrirci, donando tutto se stesso sulla croce.

Noi sposi, che di questa donazione partecipiamo, abbiamo una missione grande nel servizio agli altri, nel testimoniare che c’è qualcosa di più rispetto alle aspettative che il mondo offre, che la salute non è solamente mancanza di malattia, che la pace non è solamente assenza di guerra, che possedere non è sinonimo di ricchezza.

Ogni famiglia è, per sua natura, missionaria, è il prolungamento dell’abbraccio misericordioso del Padre che continua a cercare, a rincorrere, un’umanità sempre più disorientata, incapace di comprendere il vero valore della vita, ed è nel rispondere a questa missione che la famiglia contribuirà, sempre più, a svelare il volto di Dio al mondo: Gesù, l’unico capace di dare risposte alle attese di ogni uomo. 


Vangelo

Questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 15,1-3.11-32
 
In quel tempo, si avvicinavano Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Parola del Signore.