Riflessione sul Vangelo della domenica – Cristo Re
di Rosa Maria e Giorgio Middione
Il Vangelo di oggi ci parla di carità e di amore. Il Signore, in maniera molto chiara pone tutti i discepoli di fronte alla propria responsabilità verso i fratelli ed in particolare verso gli ultimi, i “più piccoli”, verso coloro che vivono uno stato di fragilità e di bisogno. Alla fine della nostra vita terrena, quando ci troveremo davanti all’Altissimo, saremo giudicati sull’amore che abbiamo donato.
Il giudizio finale verterà sul bene che abbiamo fatto e sul bene, che pur potendo fare, non abbiamo fatto: «Ho avuto fame, ho avuto sete, ero forestiero, nudo, malato, carcerato». Il Signore ci rappresenta sei situazioni di povertà estreme, sei situazioni di difficoltà,sei passi di un percorso di carità e amore verso il prossimo.
Per raggiungere, dunque, la Salvezza eterna, Dio ci chiama a compiere opere semplici di vita quotidiana. Ma, essere caritatevole, con il nostro prossimo, non vuol dire soltanto fargli del bene ma significa, ancor di più, andare verso un’esigenza, un bisogno che non è il mio personale, ma il suo.
Nella nostra vita sponsale, il coniuge rappresenta il nostro prossimo più vicino. Nel giorno in cui abbiamo celebrato il Sacramento delle nozze, abbiamo accolto il coniuge nella nostra vita e, da allora, siamo chiamati a custodirlo, come “mio fratello più piccolo”, e a vedere sempre in lui/lei la presenza di Dio.
Siamo, talvolta distratti dalla routine quotidiana, magari centrati su noi stessi, al punto di non accorgerci se nostro marito o nostra moglie ha avuto fame, ha avuto sete, era forestiero, nudo, malato, lasciando che viva, persino, momenti di abbandono e sofferenza tali da farlo sentire, appunto, solo, nudo, forestiero in casa propria!
Impariamo da questa parola del Vangelo, che nel prenderci cura l’uno dell’altra, amorevolmente e quotidianamente, nell’attenzionare le reciproche necessità, onoriamo la nostra promessa nuziale di accudire colui/colei che ci è stato affidato e donato.
Riconosciamo, dunque, di quale fame, di quale sete, il nostro coniuge soffre. Con i suoi bisogni materiali e spirituali, bisogno di carezze, di comprensione, di riempimento e di rifugio.
Così facendo, attraverso il nostro sposo/a, prossimo più vicino, avremo incontrato Cristo, perché Cristo vive in lui/lei. Gesù, infatti, è nel volto di mia moglie, di mio marito, laddove, purtroppo, nella nostra frenetica quotidianità, non riusciamo, a volte, a riconoscerlo.
È un circolo virtuoso. Se vedo Dio nel mio coniuge e mi prendo cura di lui e del suo bisogno, il mio sposo diventerà lo strumento per la mia salvezza, solo Dio può creare un meccanismo d’amore così perfetto!
Preghiera
O Signore, rendici strumento più efficace della tua misericordia.
Benedici la nostra mente perché possiamo essere sensibili, attenti ai bisogni del nostro coniuge.
Benedici i nostri occhi perché siano in grado di riconoscere il tuo volto nel volto del nostro coniuge sofferente.
Benedici le nostre orecchie perché accolgano la voce del nostro sposo che chiede ascolto.
Benedici le nostre mani perché non rimangano chiuse, ma trasmettano vicinanza a colui che ci hai messo al nostro fianco nel percorso di vita insieme.
Benedici le nostre labbra perché non pronuncino frasi fatte o parole vuote, ma sappiano esprimere la comprensione e la gentilezza di un cuore che ama.
VANGELO
Mt 25,31-46
Siederà sul trono della sua gloria e separerà gli uni dagli altri.
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.
Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.
Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”.
E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».
Parola del Signore