Riflessione sul Vangelo della domenica
di Soraya e Michele Solaro
Anche questa domenica, la Parola ci invita a riflettere sulle dinamiche che hanno luogo nel cuore dell’uomo quando questi si trova nella possibilità di disporre di beni.
Davanti a questa prospettiva, nella gestione delle ricchezze, proprie o affidategli, l’uomo sarà capace di utilizzarle con il dovuto distacco, continuando ad avere un rapporto libero, sincero, fedele con gli altri e con Colui dal quale tutto proviene?
Il nostro benessere è ciò che più sta a cuore a Dio Padre, come evidenzia il Salmo: «Solleva dalla polvere il debole, dall’immondizia il povero, per farlo sedere tra i prìncipi del suo popolo» (Sal 112).
Se, dunque, con Dio abbiamo tutto, perché talvolta ci attacchiamo oltremodo alle ricchezze, o cerchiamo altrove beni che non arricchiscono?
Come mai, nonostante Gesù abbia dato la vita per riscattarci uno ad uno, per risollevarci anche dalle nostre povertà, dalle relazioni imperfette che viviamo dentro le nostre famiglie, dall’incapacità di dare un senso all’esperienza umana, inclusa la sofferenza, continuiamo ad illuderci di poter trovare soluzioni rovistando, spesso invano, tra le nostre certezze, le nostre ricchezze, rimandando continuamente la decisione di sottometterci al Sommo Bene?
Se è vero che «Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità» (cfr. 1Tm 2), come possiamo accogliere la Salvezza, la Presenza costante, vivificante, dello Spirito Santo nella nostra casa, nella nostra relazione di coppia, se pensiamo che la nostra vita, la nostra famiglia sia perennemente carente in qualcosa, come se fossimo stati esclusi dal suo progetto d’amore?
Il senso della vita non va ricercato tanto nel possedere, quanto nell’appartenere. Innestati in una nuova realtà, quella della vita trinitaria, noi sposi possiamo sempre ripartire ed essere rigenerati, non da quello che pensiamo di possedere, ma dalla consapevolezza di appartenere a Colui che ci ha creati, per essere noi stessi segno di quella speranza trasformante che arricchisce e da senso a ogni cosa.
In questo nostro tempo, caratterizzato dalla presunzione di definire se stesso, l’uomo è incapace di realizzarsi veramente, solo Dio, rivela l’uomo all’uomo (cit. Giovanni Paolo II), solo Gesù può condurlo al compimento dell’esperienza umana svelandogli il volto dell’Amore incondizionato.
Vivere già da redenti ci aiuta a non cedere alle lusinghe di un mondo che si crede autosufficiente, che si illude di poter dare risposte, che pretende di andare incontro ad ogni aspettativa umana. Avere fatto l’esperienza di salvezza ci aiuta a non dimenticare che siamo già ricchi, che possediamo tutto, perché siamo figli amati.
Non possiamo servire due padroni. Non permettiamo che le nostre debolezze, siano assecondate dallo spirito del mondo. La famiglia, oggi, deve fidarsi della fedeltà di Dio, deve lasciarsi illuminare, trasportare, plasmare, dall’azione trasfigurante dello Spirito di Gesù e continuare ad essere segno della Sua presenza in ogni luogo.
Vangelo
Non potete servire Dio e la ricchezza.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 16,1-13
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:
«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.
L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.
Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».
Parola del Signore