22 ottobre 2017, XXIX domenica del tempo ordinario – San Giovanni Paolo II
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 22,15-11
In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi. Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».
Riflessione
Quanto più ci conformiamo a Gesù, agli insegnamenti del Vangelo, tanto più possiamo fare l’esperienza di chi lascia tutto perché ha trovato la “perla preziosa” e per tale motivo gioisce ed è felice.
E noi, felici lo siamo davvero? Abbiamo trovato il senso, la direzione da dare alla nostra vita? Il nostro vissuto di coppia, le scelte che facciamo per la nostra famiglia, sono coerenti con quanto Gesù ci ha detto?
Ancora oggi, tanti “farisei”, che pure hanno conosciuto Gesù, continuano ad avvicinarsi a lui con malizia; sono, ad esempio, coloro che sperano di ottenere risposte accomodanti, che giustifichino il loro compromesso con il mondo e con le proprie passioni, a discapito della famiglia.
Ma la Verità non scende a compromessi, non è in saldo e, tantomeno, può essere acquistata con moneta fatta da uomo. È vero, viviamo in un mondo che continua a “coniare” delle pseudo-verità e le diffonde, per questo motivo non dobbiamo mai stancarci di invocare l’aiuto dello Spirito Santo, non solo per comprendere cosa è di Cesare e cosa è di Dio ma, anche, per testimoniare con la nostra vita che il matrimonio cristiano appartiene solamente a Dio.
Soraya e Michele
San Giovanni Paolo II
La Chiesa, dunque, non compie il proprio discernimento evangelico solo per mezzo dei Pastori, i quali insegnano in nome e col potere di Cristo, ma anche per mezzo dei laici: Cristo «li costituisce suoi testimoni e li provvede del senso della fede e della grazia della parola (cfr. At 2,17-18; Ap 19,10) perché la forza del Vangelo risplenda nella vita quotidiana, familiare e sociale» («Lumen Gentium», 35). I laici, anzi, in ragione della loro particolare vocazione, hanno il compito specifico di interpretare alla luce di Cristo la storia di questo mondo, in quanto sono chiamati ad illuminare ed ordinare le realtà temporali secondo il disegno di Dio Creatore e Redentore.
(Familiaris Consortio, 4-5)