Il Vangelo nella famiglia – 31 dicembre 2023


RIFLESSIONE SUL VANGELO DELLA DOMENICA FRA L’OTTAVA DI NATALE – SANTA FAMIGLIA DI GESU’, MARIA E GIUSEPPE, FESTA – ANNO B

di Magdalena e Carlos Altamirano
Quest’ultimo giorno dell’anno, poiché è anche la prima domenica dopo il Natale, si celebra la festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe. Contempliamo Maria e Giuseppe che portano il bambino Gesù al tempio di Gerusalemme per presentarlo e renderlo sacro al Signore. Il tempio è un luogo di incontro, dedizione e sacrificio, di offerta sacra. La famiglia di Gesù mostra la propria disponibilità a compiere il dovere di consacrare il proprio primogenito a Dio, nonostante i pericoli che ciò comporta e, in tal modo, manifesta così che il suo amore per Dio è, soprattutto, la sua priorità. Questa obbedienza e questo primo posto che danno a Dio nella loro scala degli amori, precede il loro stesso amore reciproco, ed è ciò che rende santa la famiglia di Gesù.
Può sembrarci strano, ma se vogliamo amare al massimo il nostro coniuge, i nostri figli e i nostri genitori, dobbiamo superare questi amori con l’amore per Dio. Pertanto, il primo comandamento ci chiede di amare Dio al di sopra di tutto, non perché Dio ne abbia bisogno, ma perché ne abbiamo bisogno noi, poiché l’unione di due persone è più perfetta se entrambi condividono un amore che li trascende e non c’è niente di più trascendente di Dio. Pertanto, i legami familiari diventeranno più forti nella misura in cui tutti i membri della famiglia pongono l’amore per Dio anche al di sopra dell’amore che hanno gli uni per gli altri, poiché l’amore di e per Dio trascende tutto e porta grandi ricompense. Così lo comprese Abramo, il quale credette alla promessa di Dio sulla sua discendenza, anche su richiesta del sacrificio del suo unico figlio Isacco. E la lettera agli Ebrei nella seconda lettura ci dice che Abramo pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti. Così lo capirà anche Gesù, dodici anni dopo, quando risponde a Giuseppe e Maria che deve occuparsi delle cose del Padre suo. Non è che Egli non li ami, ma sa che per amarli di più deve dare priorità soprattutto all’amore per il Padre suo.
Molto vicini all’inizio di un nuovo anno, abbiamo una nuova opportunità per offrire a Dio il nostro matrimonio e la nostra famiglia. Se tutti in famiglia consideriamo l’amore per Dio come la nostra prima priorità, l’amore tra di noi sarà più forte. Impariamo dalla Santa Famiglia di Nazareth e confidiamo che il Signore è fedele al suo patto.

Vangelo

Il bambino cresceva pieno di sapienza.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 2,22-40

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret.
Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

Parola del Signore.