RIFLESSIONE SUL VANGELO DELLA IV DOMENICA DI AVVENTO – ANNO B
di Rosa Maria e Giorgio Middione
Maria, la ragazza di Nazareth pronuncia il suo “Eccomi”, il suo “Si”, nell’obbedienza, alla volontà di Dio.
È colei che crede a quanto le viene detto dall’Arcangelo Gabriele e con la sua risposta, ci dona un insegnamento di fede: ascoltare, mettere in pratica la Parola del Signore, abbandonandosi completamente al volere divino.
Sebbene, in questo progetto di vita, l’annuncio sia rivolto a Maria viene, certamente, coinvolto anche Giuseppe; Dio parla, dunque, ad entrambi, ed oggi, in questo brano, lo fa anche con noi coppie di sposi, chiamati ad una vocazione di salvezza, per vivere quel progetto d’Amore in cui siamo coinvolti sin dal giorno del nostro matrimonio, chiamati a custodire la nostra realtà Sacra.
Quel giorno in cui abbiamo celebrato il Sacramento del matrimonio, abbiamo detto il nostro “Si” a Dio, a cui abbiamo affidato la nostra relazione sponsale, promettendoci amore reciproco; ed il nostro “Eccomi” donato allo sposo, ci chiama ad amarlo come Dio ama noi, con la stessa intensità e gratuità.
Celebrando il Sacramento, abbiamo accolto il coniuge e Cristo nella nostra vita e nella nostra casa, così come ha fatto Maria.
Sull’altare ci siamo promessi a vicenda di impegnarci in una relazione esclusiva e preziosa, per accogliere tutto del nostro sposo/a, non soltanto la parte che più ci piace, riconoscendogli un valore unico ed originale, non solo quando tutto va bene ma anche quando attraversiamo i momenti bui; un “Eccomi” rinnovato di giorno in giorno, di anno in anno, che si scontra tutti i giorni con la fatica di amare il proprio coniuge nelle sue fragilità e debolezze, perché la relazione sponsale è caratterizzata da continui alti e bassi, sconfitte e vittorie, momenti di luce e di buio, gioia e dolore, condivisione e conflitto, dialogo e lunghi silenzi.
Accogliere lo sposo/a nella sua totalità non è semplice, da soli con le nostre risorse umane tutto ciò è impossibile, abbiamo bisogno della Grazia di Cristo, ricevuta con il Sacramento, sostegno e conforto nei nostri momenti di stanchezza e scoraggiamento. Necessitiamo di quella Grazia, che arriva anche attraverso la Parola di Dio ed i Sacramenti a cui accostarci, che ci consentono, nonostante le tante tribolazioni, di imparare ad accettarci l’un l’altro, con costanza, umiltà e pazienza, per proseguire nel nostro cammino di sposi e amarci come Lui ci ha insegnato, riconoscendo in Cristo la “forza” e la “roccia” su cui costruire il nostro matrimonio.
Se, infatti, riconosciamo che il Matrimonio è una chiamata del Signore, allora tutta la nostra vita sarà una risposta a questa vocazione che ci consentirà di leggere tutto ciò che accade come un dono non casuale, che si integra in un progetto di Dio per noi. Un “Eccomi”, che richiama il patto nuziale, quell’alleanza d’amore trinitario che ci invita a sceglierci reciprocamente in Cristo nella quotidianità in ogni gesto, parola che ci diciamo, in tutte le decisioni che prendiamo ma, non per onorare un contratto, bensì, per adempiere ad un progetto più grande che Dio ha per noi, chiamati alla santità insieme.
Una scelta d’amore che ci chiede di accogliere, donare e servire, per essere un’estensione di Dio per gli altri, per essere, dunque, i suoi occhi, il suo sorriso, le sue mani; perché accogliere Gesù significa anche essere tempio della presenza di Dio e strumento di salvezza per coloro che Lui ci mette accanto, affinché Gesù – che in questo Santo Natale riceviamo ancora in dono, grazie al “Si” di Maria – possa essere donato al mondo.
Contemplando, dunque, l’annunciazione a Maria e il suo “Eccomi” chiediamo a Dio la Grazia di rinnovare anche noi il nostro “Si” senza sosta ma, con apertura di cuore, partendo dalle cose più piccole e semplici, per adempiere al progetto di salvezza per noi e per tutta l’umanità. Amen.
Vangelo
Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 1,26-38
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.
Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
Parola del Signore.