RIFLESSIONE SUL VANGELO DELLA XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A
di Magdalena e Carlos Altamirano
Nel Vangelo di questa domenica, Gesù ci insegna che chiunque abbia una responsabilità di guida nella formazione e nella vita spirituale degli altri deve mostrare coerenza nelle proprie azioni, oltre ad amare, servire e accompagnare in ogni momento coloro che guida. Se non fa così, corre il rischio di cadere nella tentazione di ricercare solamente la riconoscenza degli uomini, che serve poco nel disegno di Dio e, tantomeno, alla felicità.
Tutto questo è molto rilevante nel matrimonio e nella famiglia, perché tutti sosteniamo la formazione e la vita spirituale degli altri membri di questa comunità di vita e d’amore. I coniugi si aiutano entrambi nella loro formazione, i genitori guidano i figli, i figli si sostengono a vicenda e insegnano anche ai genitori. E, se ciò non bastasse, la famiglia nel suo insieme può essere un esempio di amore per le altre famiglie.
Per questo, dobbiamo tutti essere consapevoli che il nostro compito nell’evangelizzazione non si limita alla consegna di un insegnamento o di una verità, con lettere minuscole. Per facilitare davvero l’incontro con la Verità, occorre anche agire con coerenza, accompagnare e sostenere gli altri nel cammino dell’amore, concentrandosi sui loro bisogni, anziché cercare di essere riconosciuti o di avere un ruolo di primo piano.
Quante volte noi coniugi e genitori ci accontentiamo di diffondere massime morali in famiglia, ma aiutiamo poco nelle faccende quotidiane o nei problemi degli altri familiari?
Ci rendiamo conto del valore che il nostro tempo, la nostra vicinanza, la nostra tenerezza e il nostro accompagnamento hanno per i nostri cari?
Vogliamo tutti il meglio per la nostra famiglia. Allontaniamoci dunque dalla ricerca del ruolo di primo piano e diamo invece a Dio il suo posto principale, abbiamo fiducia nella sua parola e accettiamo che l’amore — e non l’onore, l’ambizione, il piacere o il potere —, sia l’unica cosa che ci porterà alla felicità, per noi e i nostri cari. Chiediamo al Signore che ci custodisca nella sua pace.
Vangelo
Dicono e non fanno.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 23,1-12
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».
Parola del Signore.