RIFLESSIONE SUL VANGELO DELLA XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A
di Daniela e Giuseppe Gulino
Nel Vangelo di oggi troviamo, ancora una volta, una vigna come ambiente di un racconto di vita familiare. Un padre e i suoi figli, figli contraddittori, i protagonisti del racconto. Il padre chiede ad entrambi di lavorare nella sua vigna: il primo non ha voglia, ma poi si pente e ci va, il secondo risponde subito di sì, ma poi non va.
Inevitabilmente, questi figli richiamano alla mente un altro Figlio, un Figlio “obbediente fino alla morte e alla morte di Croce”, specchio e modello del perfetto “sì” al Padre, sommo esempio di obbedienza che tutti noi “figli nel Figlio”, siamo chiamati ad imitare.
Due inviti, in modo particolare, abbiamo voluto cogliere e sottolineare in questo racconto per noi coppie di sposi.
Il primo invito e quello alla coerenza, i due fratelli dicono una cosa e poi ne fanno un’altra, quante volte siamo incoerenti col nostro coniuge, ci affanniamo ad apparire diversi da quello che siamo, ostentiamo una perfezione, una sapienza, delle capacità, un desiderio di voler fare che in realtà non abbiamo. Il nostro sposo/a ci è stato donato per aiutarci ad essere noi stessi, ad essere liberi da quelle maschere che non durano e che ci soffocano, liberi di mostrare i nostri difetti, i nostri limiti, ma anche i nostri pregi insieme alla bellezza che ci abita.
Il secondo invito è quello a non giudicare: i due fratelli sembrano in un modo e poi sono in un altro, quante volte diciamo di accogliere e amare il nostro coniuge così com’è e invece ci affanniamo ogni giorno nel tentativo di cambiarlo come a noi più piace.
Di chi ci sta vicino non vediamo che gli aspetti esteriori, solo Dio scruta i cuori e le menti e conosce le difficoltà, le sofferenze, le fatiche e le ferite di ciascuno, solo lui può giudicare e valutare i cuori. Ogni persona dispone di insospettabili risorse e per grazia di Dio tutti possono cambiare in meglio, Gesù ci credeva e l’ha dimostrato con Zaccheo, con l’adultera, con il ladrone pentito, con ciascuno di noi.
Dobbiamo sforzarci di amare, ma non di un amore qualunque, di amare con lo stesso amore di Gesù, questo non è un sentimento che nasce spontaneo, ma una scelta da fare e rifare ogni giorno.
Ogni giorno il Padre ci rivolge il suo invito: a lavorare nella sua vigna che per prima è la nostra famiglia, ad essere coerenti e obbedienti secondo l’esempio di Gesù, a dire il nostro si, ma con l’atteggiamento di coloro che sanno di non meritare nulla se non biasimo e condanna come i pubblicani e non con quello degli anziani del popolo che sono brave persone e pensano di fare già abbastanza per meritarsi il paradiso e la stima del Padre.
Il Vangelo è sempre una novità, il pubblicano sente l’invito del Padre e si meraviglia e intuisce che il Padre gli sta proponendo di realizzare insieme a Lui una cosa nuova, nonostante il suo peccato, la sua debolezza, le sue fragilità. Ecco perché le prostitute ci precederanno, perché hanno capito che è con lo stesso Amore vero, profondo, sanante che hanno ricevuto che devono amare gli altri. Che ciascuno di noi possa ascoltare ogni giorno, l’invito sempre nuovo del Padre!
Vangelo
Pentitosi andò. I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 21,28-32
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».
Parola del Signore.