Il Vangelo nella famiglia – 24 settembre 2023


RIFLESSIONE SUL VANGELO DELLA XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A

di Maria e Sebastiano Fascetta
Il Vangelo odierno mette a tema la generosità, gratuità e libertà di Dio nei nostri riguardi. Infatti, siamo tutti chiamati a “lavorare nella vigna”, cioè a diventare umani attraverso il lavoro interiore e la cura delle relazioni, a qualunque ora e stagione della nostra esistenza.

Anche quelli chiamati all’ultima ora ricevono il medesimo amore di coloro che hanno lavorato tutta una vita. Dio non agisce nei nostri confronti secondo criteri meritocratici, il suo amore è sempre sovrabbondante, eccedente. Allo stesso modo, siamo chiamati a essere noi, in particolare, all’interno della vita familiare dove non mancano le occasioni per chiudersi nel proprio egoismo e cercare esclusivamente il proprio tornaconto.

Amare è sempre un atto disinteressato, gratuito scevro da ogni calcolo, tornaconto, beneficio individuale. Amare è non cercare se stesso negli altri, altrimenti, l’amore coniugale e genitoriale diventano una forma subdola di ricatto in vista di un immediato risultato.

Anche l’invidia trova spazio all’interno della vita di coppia. Lo siamo ogni qualvolta non gioiamo della diversità uomo-donna, dei doni diversi che ciascun componente della famiglia possiede. L’invidia nasce ogni qualvolta facciamo paragoni, vogliamo essere come l’altro, vogliamo le cose dell’altro senza apprezzare ciò che invece abbiamo e siamo. L’invidioso è cieco perché non vede l’altro e non vede se stesso. L’invidia genera la violenza, la volontà di possesso.

Il Vangelo ci invita a ritrovare l’essenziale per vivere relazioni feconde: la gentilezza e la generosità, la cura e l’attenzione, imparando a gioire per il dono del coniuge, dei figli… e di se stessi. Non c’è amore per gli altri se non c’è amore per se stessi. Solo nella misura in cui siamo rappacificati noi stessi possiamo superare l’invidia di chi vuol essere “primo” rispetto agli altri.

Vangelo

Sei invidioso perché io sono buono?

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 20,1-16
 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto.
Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”.
Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”.

Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

Parola del Signore.