Riflessione sul Vangelo della domenica – II T.O. (ANNO A)
di Rosa Maria e Giorgio Middione
In questo brano del Vangelo incontriamo ancora una volta Giovanni Battista, colui che ha preparato la venuta del Signore e che ci ha accompagnato durante il periodo d’Avvento e che oggi ci indica la strada da seguire.
Mentre Giovanni predicava sulle sponde del Giordano, vide arrivare Gesù che si presentò davanti a lui per essere battezzato ed allora lo annunciò al popolo pronunciando queste parole: “Ecco l’agnello di Dio che toglie i peccati del mondo”; il Battista nella sua missione di testimone di Dio, riconosce di non conoscerlo veramente se non attraverso l’illuminazione che riceve dall’Alto, dallo Spirito Santo che gli dona la grazia di riconoscere Gesù come figlio di Dio, e di annunciare questa lieta notizia al popolo.
Lo presenta nelle vesti di un mite “agnello” che si offre in sacrificio senza lamentarsi, come colui che è venuto al mondo per liberare l’uomo dalla schiavitù del peccato.
Nel brano biblico quando Giovanni enuncia: “dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”, ci offre un insegnamento importante perché il Battista pensa a sé stesso concependosi soltanto in relazione con Cristo, mettendosi al secondo posto in una gerarchia in cui riconosce la superiorità divina di Gesù.
Emerge, la grande umiltà di Giovanni Battista che si fa, rispettosamente gregario, affinché tutti sappiano chiaramente la differenza fra lui e Gesù, tra “la voce di colui che grida nel deserto” e la Parola viva ed eterna, tra lui, che è stato un profeta del Messia ed il Messia incarnato.
L’uomo con la sua umanità tende continuamente ad accentrare tutto su di sé, il suo mondo ruota attorno ai propri bisogni ed al proprio essere protagonista assoluto.
Il dialogo con Cristo è spesso incentrato su una serie di richieste e di pretese che chiediamo incessantemente come se fossero dovute, mettendoci quasi al Suo posto nel decidere cosa è bene per noi e per la nostra famiglia.
La nostra natura umana ci porta, sovente, ed erroneamente, a pensare di potere bastare a noi stessi, a cavarcela da soli, scontrandoci poi spesso con la nostra imperfezione e con le nostre povertà interiori.
Soprattutto nelle relazioni quotidiane, all’interno delle nostre famiglie, nei rapporti coniugali tra genitori e figli, con i nostri cari, nei rapporti comunitari, sperimentiamo di continuo il nostro essere limitati ed imperfetti incapaci d’amare e di ricevere amore.
È, quindi, indispensabile per la nostra salvezza riconoscere il Signore nella Sua divinità e superiorità, guardare quell’amore unico e salvifico, da parte di Colui che ha scelto di farsi umile e piccolo nascendo in una stalla e di offrirsi come agnello sacrificale, caricandosi di tutte le colpe dell’umanità, vincendo il male e il peccato con il suo amore e donando la sua stessa vita per l’umanità intera. Un Dio, dunque, che mette al primo posto i suoi figli a cui si dona in sacrificio.
Tutto questo amore donato deve essere monito per ciascun cristiano.
Chi ama seguendo l’esempio di Gesù Cristo sperimenta l’umiltà del considerare l’altro prioritario rispetto a se stesso.
Riconoscere, dunque, che la persona che mi sta accanto, sia essa coniuge, figlio, amico, genitore, è parte importante nella mia vita e camminare insieme a lei, è qualcosa di unico e meraviglioso, perché in questa relazione sperimento la gioia e la comunione con questa persona amata e con Cristo.
Riconoscersi secondo e non al primo posto, appartiene ad una relazione d’amore adulta e matura che, se è vissuta nella luce dell’amore di Cristo, è intrisa di letizia e non nel desiderio di prevalere sull’altro, ma nel gareggiare a chi fa il secondo, e solo a quel punto potremmo davvero esclamare che l’Amore che ci ha insegnato Cristo abita la nostra casa e la nostra vita.
Se, dunque, rileggiamo il brano attualizzandolo nella nostra vita, chiediamo allo Spirito Santo di scendere su ciascuno per fare di noi creature nuove, riconoscendoci deboli, fragili ed imperfetti bisognosi dell’amore e della Grazia di Dio, riconoscendolo nella Sua Onnipotenza e Divinità accogliendolo come Signore a cui affidare tutta la nostra esistenza affinché possa trasformare con la sua Grazia quell’amore imperfetto, in qualcosa di meraviglioso ed allora, a quel punto, potremmo anche noi essere testimoni, come Giovanni Battista, di quell’amore per cui Dio ci ha creati.
Amen
Vangelo
Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 1,29-34
In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».
Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».
Parola del Signore.