Riflessione sul Vangelo della domenica
di Maria e Sebastiano Fascetta
La parabola dell’amministratore disonesto elogiato dal suo padrone per la sua scaltrezza, mette in evidenza non tanto la furbizia quanto la capacità di cogliere l’urgenza del momento per decidere di cambiare. Il cuore del messaggio è dunque la conversione, la capacità di accettare la situazione reale e reagire di conseguenza cercando di cambiare modo di vivere.
Questo riguarda anche le relazioni di coppia segnate da momenti di crisi, di difficoltà e pertanto sollecitati dalla Grazia a non cedere alla lamentazione, colpevolizzandosi reciprocamente, ma a prendere la ferma decisione di cambiare atteggiamento per favorire relazioni vere, autentiche nel segno della comunione e della gratuità.
L’amore cresce nella fedeltà alle piccole cose, alle cose quotidiane. La vita di coppia sboccia e fiorisce nella sua bellezza quando ogni giorno siamo “scaltri” nell’amore, cioè capaci di atti creativi che risvegliano il desiderio di bene l’uno per l’altro, senza lasciarsi dominare dall’idolo della presunzione e dell’arroganza. L’amore non si compra. Non ha prezzo. Quando all’interno della via di coppia il denaro prende il sopravvento per cercare di colmare mancanza di attenzione, tenerezza e cura reciproca, l’amore inaridisce. Non possiamo servire il nostro egoismo e allo stesso tempo pensare di amare una persona. Bisogna uscire dal guscio del proprio egoismo per abbandonarsi all’altro/a. Siamo chiamati a essere scaltri nell’amore per custodire e coltivare la comunione tra marito e moglie, genitori e figli, famiglia e società… Scaltri nel saper discernere il tempo opportuno (kairos) e non indugiare nella via del male, delle ripicche, delle lamentele per arricchire, con l’aiuto dello Spirito Santo, l’amore coniugale con i piccoli e quotidiani gesti d’amore e di tenerezza.
Vangelo
Non potete servire Dio e la ricchezza.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 16,1-13
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:
«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.
L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.
Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».
Parola del Signore.