Riflessione sul Vangelo della domenica
di Alessandra e Luca Monsecato
Il Vangelo di questa domenica ci regala l’immagine di Gesù Buon Pastore donandoci la gioia di sapere che il suo amore è talmente grande e concreto da dare la sua vita per noi: Gesù ha accettato di morire in croce perché noi avessimo la vita eterna. Non si tratta di un amore generico, ma di un amore personale e individuale, rivolto a ciascuno di noi: solo Lui ci conosce nel nostro intimo, conosce i nostri bisogni, i nostri limiti, i nostri desideri ed entra nella nostra vita per prendersi cura di noi e salvarci. L’amore che Gesù riversa sull’uomo è un filo diretto con l’amore che il Padre ha per il Figlio: di conseguenza siamo chiamati a proseguire questa catena di grazia e misericordia allargandola verso i fratelli che ci stanno accanto. Nonostante le nostre miserie siamo chiamati a farci pastori del piccolo gregge che ci è stato affidato e che ritroviamo nella nostra famiglia, nei luoghi di lavoro, tra gli amici, tra i fratelli di comunità.
Come famiglie, realizziamo la volontà del Padre donando vita agli altri. Gli sposi, infatti, in primo luogo si danno vita reciprocamente. Scrive Padre Salvo Bucolo: «Nel momento in cui i due nel giorno del matrimonio si accolgono, già danno vita, si danno vita, prima ancora di concepire un figlio, perché il loro amore dà vita ad entrambi, generando il primo figlio che è il noi. Infatti chi si sposa prima di tutto riceve la vita dell’altro … non solo si prende in custodia la vita dell’altro, ma si lascia custodire dall’altro» (Cristo e gli Sposi: pane spezzato per amore).
Noi sposi diamo vita non perché siamo fertili ma perche siamo fecondi, in nome del sacramento del matrimonio in cui ad agire è Cristo: Cristo agisce attraverso la donazione reciproca dei corpi, attraverso i nostri abbracci, attraverso i nostri sguardi e attraverso le nostre parole. È nostro dovere assumere il ruolo di “Pastori buoni” prendendoci cura di tutti coloro che ruotano attorno alla nostra coppia.
Ecco che siamo pastori dei nostri figli quando li aiutamo a crescere, a diventare adulti onesti, coraggiosi nelle scelte e capaci di gridare al mondo che Gesù è la nostra speranza. Spesso si diventa pastori nei luoghi di lavoro dove è facile incontrare chi si sente disperato e infelice. Tutte le volte che prestiamo aiuto, che diamo una parola di conforto e di incoraggiamento, tutte queste volte diamo vita e ci facciamo pastori a imitazione del pastore per eccellenza che è Gesù. Solo la consapevolezza di sentirci amati di un amore folle come quello di Cristo, ci può condurre a realizzare questo, ad avere un cuore traboccante di gioia e gratitudine. Il nostro compito è insegnare ai nostri figli a diventare pastori a loro volta, nei piccoli gesti quotidiani, con gli amici, a scuola, nei luoghi di svago. La famiglia deve porsi l’obiettivo di diventare “famiglia di pastori”.
Chiediamo a Gesù di renderci capaci di portare a compimento la sua missione di “Pastore Buono” attraverso le nostre famiglie, volgendo lo sguardo sempre verso di Lui e verso il “Padre Buono” che riversa senza sosta il suo amore su tutta l’umanità.
VANGELO
Il buon pastore dà la propria vita per le pecore.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 10,11-18
In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.
Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».
Parola del Signore