Riflessione sul Vangelo della domenica
di Soraya e Michele Solaro
Gesù chiama ciascuno di noi ad una relazione vera con Lui, ad approfondire la sua conoscenza, ci invita a fidarci di Lui e, nonostante talvolta fatichiamo a riconoscere la sua voce, Egli non smette mai di comunicarci il desiderio di stare con noi. La sua è una presenza trasformante che, se accolta, docilmente e senza costrizioni o forzature, ci unisce e ci conforma sempre più alla Sua volontà.
Nella vita della coppia cristiana, la risposta a questa chiamata coincide con l’adesione alla vocazione matrimoniale, che innesta gli sposi al progetto d’amore di Dio per la famiglia, non perché questa, raggiunta una buona stabilità e sicurezza al suo interno – nelle relazionali interpersonali, nel bilancio dell’economia domestica, nella salute – sviluppi atteggiamenti autoreferenziali, illudendosi di bastare a se stessa, ma perché sia consapevolmente parte attiva di una missione specifica nella Chiesa e nella società.
Nessuna coppia di sposi, nessuna famiglia può sentirsi esclusa da questa missione, la necessità di risollevarsi dalle cadute, di guarire dalle ferite, di trovare ristoro dalle fatiche, non possono essere motivo di ulteriori ripiegamenti. La grazia sacramentale, la presenza di Gesù nella nostra vita, ci da l’opportunità di risollevarci riconoscendo più quello che siamo e che abbiamo, piuttosto che restare immobilizzati da quello che non siamo o che ci manca. In questo nostro tempo, sapere che Gesù ci cerca, ci chiama, deve incoraggiarci ad essere noi stessi strumenti di speranza, in mondo che sembra essere incapace di sperare, di accogliere la Sua salvezza.
Concludiamo questa nostra breve riflessione con le parole incoraggianti di papa Francesco, il quale ci ricorda che: «Tutti siamo chiamati a tenere viva la tensione verso qualcosa che va oltre noi stessi e i nostri limiti, e ogni famiglia deve vivere in questo stimolo costante. Camminiamo, famiglie, continuiamo a camminare! Quello che ci viene promesso è sempre di più. Non perdiamo la speranza a causa dei nostri limiti, ma neppure rinunciamo a cercare la pienezza di amore e di comunione che ci è stata promessa» (AL, n. 325).
Santa domenica.
VANGELO
Gv 1,35-42
Videro dove dimorava e rimasero con lui.
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro -, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.
Parola del Signore