Il Vangelo nella famiglia – 24 novembre 2019


Riflessione sul Vangelo della domenica

 

di Filippa e Gino Passarello

Oggi la Chiesa festeggia la solennità di Cristo Re, ed è singolare che proponga alla nostra attenzione il brano evangelico della sua morte in croce, come a dire che la regalità di Gesù si manifesta nel momento della sua massima debolezza e del fallimento della sua vita terrena.

In realtà la logica di Dio scompagina e rovescia quella umana, è la logica delle beatitudini: siamo beati quando siamo poveri, quando siamo afflitti e perseguitati, siamo forti quando siamo deboli, ricchi quando ci spogliamo di tutto, acquistiamo la vita quando la perdiamo.

Luca ci presenta Gesù mentre muore in croce come un malfattore, deriso e oltraggiato e, anche in quest’ora suprema, come nel deserto, deve affrontare la tentazione: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso» , Gesù può scendere dalla croce e salvare se stesso ma sceglie di donare la sua vita per la nostra perché Egli è venuto per servire e non per essere servito. La sua vittoria sta proprio in questo: offrire la sua vita per restituire all’uomo la capacità di amare.

Gesù è re perché ha combattuto nel suo corpo l’odio e l’inimicizia e ha vinto, per questo Dio lo ha esaltato e gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni altro nome”. Egli è re non perché ha compiuto miracoli ma perché si è fatto dono, si è svuotato di sé, perché ha amato fino a dare la vita e il suo amore ha sconfitto la morte. La regalità di Gesù consiste nella sua kenosi.

La croce è la sorgente di ogni amore, da Gesù, noi sposi impariamo che l’amore è estasi, è stare sempre fuori a servizio dell’altro, è stare con le braccia aperte per accogliere tutto dell’altro, soprattutto il suo limite. Gesù ci insegna che quando cerchiamo il bene dell’altro, la sua felicità, ritroviamo noi stessi e la nostra vera gioia. È questo che vuol dire quando afferma: «Chi vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua», la croce di cui parla Gesù è il farsi dono per amore, ogni giorno, nelle piccole cose, morire a se stessi per rendere felice l’altro, per donargli la vita. Amore, da a-mors, vuol dire senza morte. “Amare qualcuno afferma Gabriel Marcel –  significa dirgli: tu non morirai”.

La tentazione che Gesù deve affrontare è la stessa che tocca tante famiglie del nostro tempo: pensa prima a te stesso, cerca prima di tutto la tua realizzazione, la tua felicità! Il coraggio di non cedere e di scegliere la felicità dell’altro prima della propria, la via del donarsi prima che del ricevere, ci regala la beatitudine della vita che rifiorisce dentro di noi e attorno a noi.

Il primo ad avere compreso il paradosso della croce è il buon ladrone, il solo ad affermare la regalità di Gesù perché gli riconosce un regno. La croce, per lui è il luogo dell’incontro con la vita, non importa quanto sia stato immerso nelle tenebre, oggi riconosce e accoglie la luce, il suo peccato pesa poco dinanzi al suo atto di fede e, da ladro qual era, ruba il paradiso.

Tutti noi temiamo la croce e cerchiamo di sfuggirla ma quando essa ci raggiunge, là incontriamo sempre il Signore Gesù, la croce che associamo al dolore e alla morte è, invece, il luogo dell’incontro con l’Amore, dell’abbraccio con l’eternità.

 

VANGELO
Lc 23,35-43

Signore, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno.

 Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto».

Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».

Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male».

E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».