Riflessione sul Vangelo della V Domenica di Pasqua
di Maria e Sebastiano Fascetta
La liturgia del Tempo di Pasqua ci offre la possibilità di penetrare in profondità le conseguenze esistenziali e storiche della morte e resurrezione di Gesù Cristo. La resurrezione, infatti, non è un evento futuro ma presenza salvifica di Cristo nell’oggi, nella vita ordinaria della Chiesa e, tramite Essa, nel mondo. Tutti i sacramenti scaturiscono dalla Pasqua e, in particolare, quello del matrimonio la cui reciproca appartenenza tra gli sposi è “la rappresentazione reale, per il tramite del segno sacramentale, del rapporto stesso di Cristo con la Chiesa” (A.L. n. 72). Questo rapporto tra gli sposi non è altro che l’amore umano elevato, purificato e potenziato dall’Amore divino: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi…» (Gv 13,34). In questa consegna, che il Cristo risorto rinnova continuamente alla sua Chiesa, vi è il nucleo essenziale della lieta notizia, la rivelazione massima del volto di Dio e la missione dei discepoli del Signore. Dio è Amore, ci ha creati e redenti per amore, ci invia nel mondo come testimoni dell’amore. A ragion del vero se da un punto di vista meramente razionale tutto ciò è abbastanza chiaro da un punto di vista pratico-esistenziale non è affatto scontato, anzi, sembrano prevalere dentro e fuori di noi violenza e odio. Anche all’interno delle mure domestiche tra marito e moglie, tra genitori e figli, non è affatto detto che si riesca a vivere l’amore reciproco. Lo stesso vale per le comunità cristiane dove non raramente trovano spazio sentimenti di odio, risentimento, rivalità, invidia, gelosia. Per non parlare del clima di odio che si respira al livello sociale sempre più pervasivo e asfissiante. Naturalmente il Bene c’è è vince il male, ma è pur vero che la capacità di amare non è un fatto meramente spontaneo, naturale, ma è un esercizio, una vera e propria disciplina del cuore e delle relazioni che richiede un cammino di conversione per passare dal narcisismo all’altruismo, dal possesso al dono, dal dominio al servizio, dall’impazienza alla pazienza, dalla violenza al rispetto. Gesù risorto non ci esorta soltanto ad amare ma a incarnare il suo stile di vita «Come io ho amato voi». Quel “come” divino non è umanamente possibile se non per mezzo del dono dello Spirito Santo che è Persona-Amore (cfr Rm 5,5). Troviamo qualche minuto come sposi e come famiglia per invocare, con umiltà e fiducia, il dono dello Spirito Santo e imparare l’arte di amare come Gesù.
VANGELO
Gv 13,31-33.34-35
Vi dò un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.
Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».