Riflessione sul Vangelo della III Domenica di Pasqua
di Filippa e Gino Passarello
Il Vangelo di Giovanni ci racconta di un’altra manifestazione di Gesù ai discepoli dopo la sua resurrezione. Tornati in Galilea, essi sono disorientati, forse pensano di ritornare alla loro vecchia vita, alla quotidianità che aveva preceduto i tre anni con Gesù, Pietro si reca al lago di Tiberiade a pescare come faceva un tempo e gli altri lo seguono ma restano fuori tutta la notte senza prendere nulla. È l’alba quando tornano a riva stanchi e delusi, sentono il peso del fallimento ma, alla fine della notte, trovano Gesù che li aspetta sulla riva. Come con la samaritana, si fa bisognoso e, pur sapendo che non hanno pescato nulla, chiede se hanno da offrirgli del cibo per potere dare, a sua volta, l’abbondanza dei suoi doni insieme con la consapevolezza che da ora in poi saranno chiamati ad una pesca ben più importante. Li invita a riprendere il largo, questa volta non sono soli e non torneranno a mani vuote. Risuona nel cuore la Parola di Gesù: «Senza di me non potete far nulla» (Gv 15,5). Si ripete l’esperienza della pesca miracolosa e Giovanni riconosce il Signore. È commovente vedere come Gesù, anche ora che è risorto continui a servire, quando i discepoli tornano sulla riva trovano un fuoco acceso con del pesce sopra e del pane, Egli è lì per alleviare la loro fatica, per prendersi cura di loro, li sfama con il cibo che ha preparato ma chiede anche di portare ciò che essi hanno appena pescato. In questo nuovo incontro Gesù riabilita Pietro e gli affida il governo della Chiesa, conosce la sua debolezza ma conosce anche il suo cuore e si fida di lui e guarisce la ferita del suo tradimento chiedendogli di dichiarare il suo amore incondizionato. Ciò che per Gesù conta è l’amore .
Anche noi sposi, chiamati alla sequela di Gesù non siamo mai soli, nella notte dei nostri fallimenti, Egli non è lontano, ci aspetta e ci invita a riprendere il largo confidando nella sua parola, ci chiede docilità e fiducia anche contro l’evidenza perché oltre il nostro limite c’è la sua misericordia e la sua provvidenza. Gesù, il Risorto, non si disinteressa della nostra quotidianità, anzi è pronto sempre a prendersi cura di noi, a donarci l’abbondanza dei suoi doni, a ricordarci che senza di Lui non possiamo far nulla ma con Lui nulla ci manca. Quante volte abbiamo faticato invano, raccogliendo delusioni e fallimenti perché abbiamo contato sulle nostre sole forze senza ascoltare l’invito di Gesù a gettare la rete dall’altra parte della barca, a cambiare, cioè, prospettiva, a seguire una via nuova che non è quella del mondo. Oggi ci viene chiesta l’audacia della fede e dell’amore, ed è allora che lo riconosceremo come il Signore e faremo l’esperienza della resurrezione.
VANGELO
Gv 21,1-19
Viene Gesù, prende il pane e lo dà loro, così pure il pesce.
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: “Io vado a pescare”. Gli dissero: “Veniamo anche noi con te”. Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla.
Quando già era l’alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: “Figlioli, non avete nulla da mangiare?”. Gli risposero: “No”. Allora disse loro: “Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete”. La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: “È il Signore!”. Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi la sopravveste, poiché era spogliato, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: “Portate un po’ del pesce che avete preso or ora”. Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatrè grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: “Venite a mangiare”. E nessuno dei discepoli osava domandargli: “Chi sei?”, poiché sapevano bene che era il Signore.
Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce. Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti.
Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: “Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti amo”. Gli disse: “Pasci i miei agnelli”. Gli disse di nuovo: “Simone di Giovanni, mi ami?”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti amo”. Gli disse: “Pasci le mie pecorelle”. Gli disse per la terza volta: “Simone di Giovanni, mi ami?”. Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi ami?, e gli disse: “Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo”. Gli rispose Gesù: “Pasci le mie pecorelle. In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi”.
Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: “Seguimi”.