Riflessione sul Vangelo della VIII Domenica del Tempo Ordinario
di Soraya e Michele Solaro
La vita matrimoniale, icona dell’esperienza relazionale, è il luogo nel quale potrebbero presentarsi le situazioni descritte nel Vangelo di questa domenica.
Quando escludiamo dalla nostra vita di sposi il progetto originario di Dio sul matrimonio, rischiamo di essere come due ciechi che brancolano nel buio, dove ciascuno pretende di guidare l’altro. Quando impediamo a Dio di essere presente nella nostra vita matrimoniale, tutto quello che è attesa non corrisposta può diventare pretesa, ogni segno distintivo del carattere dell’altro può apparire come segno di incompatibilità, ogni diversa modalità nell’affrontare le situazioni, può diventare motivo di accusa.
Quando escludiamo i progetti che Dio ha pensato per la nostra vita insieme, non riusciamo più a vedere l’altro come dono da accogliere, di cui averne cura, ma come un ostacolo alla nostra stessa felicità.
Come la lettura ci invita a fare, ricerchiamo i frutti buoni nella nostra vita matrimoniale, impariamo a riconoscerli anche nei piccoli gesti quotidiani. Cresciamo nella consapevolezza che il matrimonio è via di santità, e quindi di felicità, nella misura in cui accogliamo il progetto di Dio nella nostra vita di sposi.
Nulla è stato perduto definitivamente. Nonostante l’eredità che abbiamo ricevuto dai nostri progenitori, le nostre fragilità e il nostro stesso peccato, la redenzione di Cristo, il Verbo che si è fatto carne, continua a salvare il nostro matrimonio.
lo fa attraverso il sacramento che abbiamo ricevuto il giorno delle nostre nozze; lo fa indicandoci la via del dono totale e incondizionato della nostra vita all’altro, come lui stesso ha fatto per primo.
A noi ci viene chiesto di accogliere questo meraviglioso atto di Amore, per essere noi stessi capaci di amarci come lui ci ama; per partecipare, con tutto il nostro essere, all’unità perfetta tra Padre il Figlio e lo Spirito Santo e perderci, in ogni abbraccio che ci scambiamo, nell’infinito abbraccio di Dio.
VANGELO
Lc 6,39-45
La bocca parla dalla pienezza del cuore.
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: “Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt’e due in una buca? Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non t’accorgi della trave che è nel tuo? Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, mentre tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.
Non c’è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo.
L’uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore”.