Riflessione sul Vangelo della III domenica di Avvento
di Filippa e Gino Passarello
La terza domenica di Avvento ci propone il tema della gioia, tema che pervade tutta la liturgia a partire dall’antifona di apertura: “Rallegratevi nel Signore sempre, ve lo ripeto, rallegratevi”.
È un invito che risuona già nelle parole del profeta Sofonia “esulta, figlia di Sion, rallegrati con tutto il cuore” a cui fa eco anche Paolo nella seconda lettura “Fratelli, siate lieti nel Signore, ve lo ripeto, siate lieti”.
Le parole dell’apostolo non sono solo un invito ma un imperativo e il motivo della gioia è l’annuncio dell’avvento del Signore in mezzo al suo popolo.
È un annuncio capace di squarciare le tenebre e la solitudine dell’uomo, di trasformare il lutto in danza, è un annuncio che apre alla speranza perché siamo stati fatti oggetto della misericordia di Dio che, per mezzo del suo Figlio “ci ha rigenerati per una speranza viva, una eredità che non si corrompe” (1Pt.1,4)
Padre Raniero Cantalamessa afferma che la speranza da sola non basta, per fare l’esperienza della gioia, occorre la carità, perché è l’amore il vero generatore della gioia, la gioia, infatti, è frutto dello Spirito Santo e lo Spirito Santo è amore, perciò il nemico della gioia non è la sofferenza ma l’egoismo e il ripiegamento su se stessi.
Non si può essere felici da soli, la felicità scaturisce dal condividere quello che siamo e abbiamo con gli altri, dal farci prossimo, il Dio che viene per condividere con noi la sua eredità ci insegna che non c’è altro modo per vivere la gioia se non quello dell’amore concreto e gratuito.
Alle folle che lo interrogavano: “Che cosa dobbiamo fare?” Giovanni Battista indicava una via semplice: chi ha due tuniche ne dia una a chi non ne ha e chi ha da mangiare faccia altrettanto… è la via della conversione che si traduce in un cambiamento di rotta, in gesti concreti di condivisione, di solidarietà, di accoglienza, di amore.
La famiglia che vive in se stessa il mistero del “Dio con noi”, è il luogo originario dell’amore, il luogo in cui si è amati e si impara ad amare, perciò è chiamata a fare l’esperienza del cenacolo e poi ad uscire alla ricerca delle altre famiglie per abbracciarne la fragilità e il bisogno, per condividere ”la tunica” con chi è nudo, è chiamata ad essere, come dice Papa Francesco, come il faro di un porto per fare luce a quanti sono nel buio e hanno smarrito la via.
L’esortazione di Paolo: “la vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini”, è un invito rivolto a noi famiglie ad essere luce per tante famiglie del nostro tempo che hanno perso l’orizzonte dell’eternità, sono schiacciate dalla paura, vivono la fatica del condividere, rifuggono il dolore e cercano la felicità nei piaceri passeggeri che lasciano il cuore più deluso e ferito.
A noi e alle tante famiglie del nostro tempo Sofonia dice: “Non temere,… non lasciarti cadere le braccia! Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente. Gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia”.
Il motivo della gioia è questo: “Signore è vicino”, ci rinnoverà con il suo amore ed esulterà per noi con grida di gioia.
Vangelo
E noi che cosa dobbiamo fare?
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 3,10-18
In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».
Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.