5 novembre 2017, XXI domenica del tempo ordinario
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 23,1-12
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».
Riflessione
La parola di oggi, sovverte i valori normalmente riconosciuti e ricercati dalla nostra società, che premia coloro che assumono ruoli di vertice e si riempiono la bocca di parole che poi non trovano alcun riscontro nella vita reale.
ll Signore si fida di noi sposi, ed affida ad ogni coppia un compito importante: essere testimoni viventi della Sua Parola, essere noi stessi Vangelo ma, ci dice anche, che non possiamo proclamare il Suo Amore se poi, di fatto, non lo viviamo nei più piccoli gesti della vita quotidiana.
A cosa serve apparire sereni agli occhi degli altri, zelanti per il Signore, quando nella nostra casa non regna davvero la Sua pace?
L’impegno che Gesù ci chiede, ascoltando il Vangelo di oggi, consiste nel far sì che, nonostante le difficoltà quotidiane, regni sempre e comunque l’amore di Dio, che la nostra testimonianza, vera e coerente al suo insegnamento, rende visibile.
Non basta, quindi, “parlare di Dio”, “partecipare alla Santa Messa”, “proclamare le Sue meraviglie”, è indispensabile agire come Lui, che nella Sua grandezza ha scelto di essere servo. Nell’intimità di coppia, anche noi, siamo chiamati ad essere umili servitori l’uno dell’altra.
Predisponiamo, allora, il nostro cuore a diventare piccoli, facciamo un passo indietro, anche quando pensiamo di avere ragione, evitiamo le parole di troppo, sopportiamo con coraggio le umiliazioni e le incomprensioni che talvolta possono presentarsi.
Non servono grandi opere, anche le più piccole, fatte con amore, rendono visibile il volto di Gesù nel mondo; è questo il nostro compito, la nostra missione: donare Cristo agli altri.
Ogni coppia di sposi che vive dell’amore donato, annuncia l’amore donandosi, continuando a portare speranza laddove, forse, si è persa.
Rosa Maria e Giorgio
Francesco
[…] alcuni si credono grandi perché sanno più degli altri, e si dedicano a pretendere da loro e a controllarli, quando in realtà quello che ci rende grandi è l’amore che comprende, cura, sostiene il debole.
(Amoris Laetitia, 97)