13 agosto 2017, XIX domenica del tempo ordinario
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 14,22-23
Dopo che la folla ebbe mangiato, subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo. La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».
Riflessione
Il cammino del cristiano è come “pavimentato” con continui atti di fede, più facciamo nostro quel «Vieni!», tanto più avanziamo verso Gesù che, tendendoci la mano, ci svela il segreto dell’abbandono fiducioso.
E in famiglia, nella nostra vita insieme, siamo capaci di riconoscere la voce del Maestro anche quando la barca è agitata dalle onde? Certamente! Verrebbe da rispondere, ma quante volte, invece, ci ritroviamo a fare i conti con le nostre ansie e le nostre paure?
«Adesso come faccio a dirle questo?… Come faccio a raccontargli quest’altro? …nostro figlio…, la nostra casa…, il lavoro…».
La grazia del sacramento del matrimonio non solo ci permette di ascoltare insieme, come coppia, le stesse parole rivolte ai discepoli – «Coraggio, sono io, non abbiate paura!» – ma di comprendere che nell’altro possiamo realmente riscoprire la presenza di Gesù che ci incoraggia e ci consola, non è forse vero che il Signore Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda»? (Gen 2,18).
Soraya e Michele
San Giovanni Paolo II
Per rendere possibile la fedeltà di cuore al proprio coniuge, anche nei casi più duri, è quindi a Dio che bisogna ricorrere, nella certezza di riceverne l’aiuto. La via della mutua fedeltà passa, peraltro, attraverso l’apertura a quella carità di Cristo, che “tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta” (1 Cor 13,7).
(San Giovanni Paolo II, al Tribunale della Rota Romana, 30 gennaio 2003)