2 luglio 2017, XIII domenica del tempo ordinario
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 10,37-42
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».
Riflessione
Rileggendo questa pagina di Vangelo, ci è tornata alla mente una affermazione di Papa Benedetto XVI: “Cristo non toglie nulla, Cristo da tutto!”
L’amore verso Dio non ci toglie nulla anzi ci rende più capaci di amare. Il Signore ci chiede di amarlo più di ogni cosa e, ancora, più di ogni altra creatura: genitori, figli e più della nostra stessa vita. Solo alla luce di Cristo tutte le realtà umane più amate, quali le relazioni familiari, trovano il loro senso più profondo. Il Signore ci chiede di stare al primo posto nella nostra vita di sposi e, se lui è al primo posto, ogni cosa è al giusto posto. Gesù ci chiama a vivere la nostra vita coniugale, pur piena di fragilità, come “dono” dell’uno verso l’altro, con la certezza che la Sua presenza in noi ci renderà capaci di amarci in pienezza. Gesù chiede per se il primato d’amore, perché solo amandoci attraverso di Lui saremo veramente liberi di realizzare pienamente la nostra vita personale, coniugale e familiare. Se vissute nell’amore per Cristo tutte le relazioni familiari sono illuminate e portate alla loro più alta espressione. L’amore tra i coniugi è accoglienza fatta di piccole cose, è ascolto reciproco, è un bicchiere d’acqua offerto, è dialogo, è trovare reciprocamente ristoro nell’altro, è croce ma è pure resurrezione.
Più volte, nel corso della giornata, riceviamo la visita del Signore Gesù nel nostro coniuge che ci chiede un sorriso, una carezza, un abbraccio, un po’ del nostro tempo per potersi semplicemente “sfogare” con noi, per essere ascoltato in silenzio, consigliato, incoraggiato. Quante cose può contenere quel bicchiere d’acqua che offriamo e per il quale riceviamo grandi ricompense. Gesù ci chiede di esercitare la carità coniugale con gesti semplici, coraggio cari sposi, non occorrono grandi cose!
Maria Grazia e Giuseppe
Amoris Laetitia
Il matrimonio è un segno prezioso, perché «quando un uomo e una donna celebrano il sacramento del Matrimonio, Dio, per così dire, si “rispecchia” in essi, imprime in loro i propri lineamenti e il carattere indelebile del suo amore. Il matrimonio è l’icona dell’amore di Dio per noi. Anche Dio, infatti, è comunione: le tre Persone del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo vivono da sempre e per sempre in unità perfetta. Ed è proprio questo il mistero del Matrimonio: Dio fa dei due sposi una sola esistenza». Questo comporta conseguenze molto concrete e quotidiane, perché gli sposi, «in forza del Sacramento, vengono investiti di una vera e propria missione, perché possano rendere visibile, a partire dalle cose semplici, ordinarie, l’amore con cui Cristo ama la sua Chiesa, continuando a donare la vita per lei».
(Francesco, AL,121)