4 marzo 2017, sabato dopo le ceneri
Vangelo
Lc 5,27-32
Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano.
In quel tempo, Gesù vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì.
Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e d’altra gente, che erano con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».
Riflessione
La nostra vita di coppia può ricevere continuamente la grazia rigenerante dello Spirito Santo che, in ogni situazione, ventiquattro ore al giorno, è con noi. Non con l’uno o con l’altro separatamente, ma “in noi”, nella creatura nuova: quella “una sola carne”, nata il giorno delle nostre nozze.
Gesù ci ha chiamati insieme, come coppia, a seguirlo. Ci ha guardato da “misericordiati” senza soffermarsi troppo sulla nostra condizione, magari non proprio perfetta, Lui si è fermato a casa nostra per rimanerci sempre: il Dio-Uomo è venuto a “mangiare e bere”, a stare con noi, a vivere in noi.
Vogliamo seguirti Signore perché, tu per primo, ci hai cercati, ti sei chinato sulla nostra umanità, per questo facci, insieme, strumento della tua misericordia.
Amoris Laetitia
Il sacramento non è una “cosa” o una “forza”, perché in realtà Cristo stesso « viene incontro ai coniugi cristiani attraverso il sacramento del matrimonio. Egli rimane con loro, dà loro la forza di seguirlo prendendo su di sé la propria croce, di rialzarsi dopo le loro cadute, di perdonarsi vicendevolmente, di portare gli uni i pesi degli altri» (CCC, 1642) . Il matrimonio cristiano è un segno che non solo indica quanto Cristo ha amato la sua Chiesa nell’Alleanza sigillata sulla Croce, ma rende presente tale amore nella comunione degli sposi. Unendosi in una sola carne rappresentano lo sposalizio del Figlio di Dio con la natura umana. Per questo «nelle gioie del loro amore e della loro vita familiare egli concede loro, fin da quaggiù, una pregustazione del banchetto delle nozze dell’Agnello». Benché «l’analogia tra la coppia marito-moglie e quella Cristo-Chiesa» sia una «analogia imperfetta», essa invita ad invocare il Signore perché riversi il suo amore dentro i limiti delle relazioni coniugali.
(Francesco, AL, 73)
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